Bibliografia

Orientamento bibliografico per una formazione in psicoterapia psicoanalitica

Temi clinico-teorici della formazione

  • Il trauma, i meccanismi di difesa, le strutture di carattere.
  • I simboli in psicoanalisi, l’analisi dei sogni, psicoanalisi del mito e della fiaba.
  • Psicoanalisi infantile: teoria dell’attaccamento, l’infant research”, psicoanalisi dell’adolescenza, psicoterapia della coppia e della famiglia.
  • Psicoanalisi e psicoterapia psicoanalitica: le nevrosi, le sindromi borderline, la paranoia, le psicosi, la depressione, psicodinamica del suicidio, disturbi d’ansia, attacchi di panico, fobie, disturbi ossessivo-compulsivi, le dipendenze, il paziente narcisista, il paziente antisociale, il paziente isterico e istrionico, le perversioni, psicoanalisi e genere, la psicosomatica.
  • Psicoanalisi e neuroscienze: psicoanalisi ed epistemologia; etnologia e antropologia.
  • Psicologia sociale e psicoanalisi; psicoanalisi dei gruppi.
  • Psicoanalisi dell’arte, psicoanalisi delle religioni.
  • La tecnica psicoanalitica: valutazione psicodinamica, ipotesi diagnostica, il colloquio, la fase iniziale, le resistenze, il transfert, il controtransfert, la proiezione e l’identificazione, l’ascolto, l’empatia, la reciprocità nella relazione analitica, gli “errori” dell’analista, la fase finale dell’analisi.

Visione storica: correnti di pensiero e autori fondamentali

  • Freud – I primi freudiani e i primi dissidenti: Abraham, Ferenczi, Rank, Tausk, Groddeck, Reich, Adler, Jung.
  • Gli autori dell’Ego-psychology: Hartmann, Kris, Loewenstein, Rapaport, Erikson, Jacobson.
  • I post-freudiani (revisionisti e oppositori): Jung, Alexander, Lacan, Mannoni, Matte Blanco, Kemberg, Kohut, M. Klein, Bion, Heimann, Money-Kyrle, Meltzer.
  • Gli”indipendenti” britannici: Fairbairn, Winnicott, Guntrip, Balint, Suttie, Bowlby, Khan, Laing.
  • Gli interpersonalisti americani: Sullivan, Fromm, Fromm-Reichmann, Thompson, Horney, Levenson, Arieti, Stern.
  • I relazionali: Greenberg, Mitchell, Aron, Atwood, Renik, Lichtenberg, Lachmann, Beebe.

Bibliografia generale per lo studio della psicoanalisi

  • Freud S. (1915-17), Introduzione alla psicoanalisi, Torino, Bollati Boringhieri, 1985. In quest’opera, viene presento un quadro della psicoanalisi, l’impostazione, ha una forma didattica.
  • Freud S. (1899), L’interpretazione dei sogni. Opere, vol. 3, Torino, Bollati Boringhieri, 1989. Dopo Artemidoro di Daldi (200 d.C.), non è stato scritto nessun trattato sui sogni. Questa è l’opera che ha dato grande visibilità alla psicoanalisi.
  • Freud S. (1901), Psicopatologia della vita quotidiana. Opere, vol. 4, Torino, Bollati Boringhieri, 1989. In questo testo vengono esaminate: le dimenticanze, i lapsus, le distrazioni, le paraprassie. I contenuti sono ricavati dall’esperienza clinica.
  • Freud S. (1905), Frammento di un’analisi di isteria. Opere, vol. 4, Torino, Bollati Boringhieri, 1989. In questo scritto, è esposto il Caso clinico di Dora, ragazza diciottenne, diagnosticata isterica. La terapia è stata abbandonata da Dora dopo qualche mese, in questo caso viene esaminato per la prima volta il fenomeno del transfert.
  • Freud S. (1909), Analisi della fobia di un bambino di cinque anni (Caso clinico del piccolo Hans). Opere, vol. 5, Torino, Bollati Boringhieri, 1989. Hans teme che un cavallo per strada lo possa mordere. Freud, analizza la fobia per i cavalli del bambino attraverso il padre, i genitori del piccolo paziente, erano stati analizzati da Freud. Con Hans, trova “prove” per sostenere la sua teoria sessuale e fa del “complesso di castrazione” una fase di attraversamento universale dello sviluppo individuale.
  • Freud S. (1911), Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico. Opere, vol. 6, Torino, Bollati Boringhieri, 1989. In quest’opera, vengono descritti i processi primari e secondari. Il principio di dispiacere teorizzato precedentemente ora diventa principio di piacere che si contrappone a quello di realtà. L’io piacere può solo desiderare, mentre l’io realtà vede ciò che è utile.
  • Freud S. (1914), Introduzione al narcisismo. Opere, vol. 7, Torino, Bollati Boringhieri, 1989. In questo saggio, esamina la libido rivolta verso gli oggetti e verso sé stessi. Il narcisismo secondo questa teorizzazione è il risultato di una ipercarica dell’Io.
  • Freud S. (1920), Al di là del principio di piacere. Opere, vol. 9, Torino, Bollati Boringhieri, 1989. Freud vede il principio di realtà come una trasformazione del principio di piacere, “al di là”, vi è la “coazione a ripetere”. La speculazione teorica porta Freud a contrapporre le discutibili pulsioni di vita a quelle di morte.
  • Freud S. (1923), L’Io e l’Es. Opere, vol. 9, Torino, Bollati Boringhieri, 1989. Questa è l’opera in cui presenta le tre istanze della struttura psichica: Es, Io e Super-io. Freud spiega il ruolo dell’identificazione rivolta all’Edipo, terreno in cui s’incontrano l’individuale e il sociale.
  • Freud S. (1905), Tre saggi sulla teoria sessuale. Opere, Vol. 4, Torino, Bollati Boringhieri, 1989. Quest’opera destò scandalo, perché collegava la sessualità adulta a quella infantile e alle perversioni. La teoria sessuale contribuì a rendere la psicoanalisi una teoria critica, che metteva in discussione le convinzioni della cultura dell’epoca.
  • Freud S. (1910), Cinque conferenze sulla psicoanalisi. Opere, Vol. 6, Torino, Bollati Boringhieri, 1989. Sono raccolte cinque conferenze tenute alla Clark University di Worcester, dal 6 al 10 settembre 1909, insieme a Jung e Ferenczi. Venne offerto al pubblico americano un quadro conciso della teoria psicoanalitica, delineandone genesi e sviluppi.
  • Freud S. (1915), Metapsicologia. Opere, Vol. 8, Torino, Bollati Boringhieri, 1989. Sono cinque dei dodici saggi che avrebbero dovuto dare l’impianto teorico alla psicoanalisi. Un sesto saggio fu pubblicato postumo. Sono qui contenuti: Pulsioni e loro destini; La rimozione; L’inconscio; Supplemento metapsicologico alla teoria del sogno; Lutto e malinconia.
  • Freud S. (1929), Il disagio della civiltà. Opere, Vol.10, Torino, Bollati Boringhieri, 1989. Freud vede il disagio come derivato dalla condizione infantile di impotenza e di non distinzione. Di fronte alla felicità, è pessimista. La civiltà è possibile solo se i singoli contrastano la loro aggressività col senso di colpa, cioè decurtando la loro felicità.
  • Ferenczi S. (1922), Elogio della psicoanalisi, Torino, Boringhieri, 1981. Questa raccolta di saggi è un’introduzione alla psicoanalisi in cui si possono cogliere l’acume clinico che caratterizzarono la persona e l’opera di Ferenczi. Qui per la prima volta sono espresse idee per una teoria psicoanalitica della civiltà che compariranno nel 1927, nell’Avvenire di un’Illusione di Freud. Ferenczi introduce nel pensiero psicanalitico, l’importanza delle influenze ambientali, considera l’ipocrisia una malattia della società, il suo superamento potrebbe portare alla comprensione della natura dell’uomo, non parla di destini pulsionali.
  • Ferenczi S. (1932), Diario Clinico, Milano, Raffaello Cortina, 2002. Quest’opera è il testamento spirituale che Ferenczi lascia alla comunità psicoanalitica internazionale, qui vengono evidenziate le dolorose controversie umane, teoriche e cliniche con il fondatore della psicoanalisi. Ferenczi, in tutta la sua opera, ma in particolare in questa, sottolinea che l’atteggiamento dello psicoanalista deve essere positivo, in grado di accogliere la dolorosa esperienza traumatica dei pazienti. Il dolore non va ampliato con frustrazioni che possono essere, esercitazioni sadiche dell’analista.
  • Ferenczi S. (1927-1933), Opere Volume Quarto, Milano, Raffaello Cortina, 2002. Qui sono raccolti gli scritti più originali di Ferenczi, portati a termine nell’ultimo periodo della sua vita, viene ridiscusso il trauma infantile che non è frutto di fantasie ma di un vissuto che ridiventa attuale in tutta la sua sofferenza e drammaticità nel corso dell’analisi. Ferenczi nel suo lavoro, metteva in gioco aspetti del suo carattere, era disponibile, flessibile, autocritico e riconosce a questo atteggiamento un valore terapeutico, “elasticità tecnica “. Questi scritti sanciscono la definitiva rottura con Freud e l’emarginazione dal movimento psicoanalitico ortodosso.
  • Fromm E. (1941), Fuga dalla libertà, Milano, Mondadori. Questo è forse l’opera più importante di Fromm coglie l’essenziale dell’autoritarismo e del fascismo, spiega come la libertà essendo un grande valore, può diventare un peso insostenibile da cui fuggire rifugiandosi nel conformismo, nell’autoritarismo e nel sadomasochismo. È un esempio di applicazione della psicoanalisi alla società e alla storia.
  • Fromm E., Grandezza e Limiti del Pensiero di Freud, Milano, Arnoldo Mondadori, 1979. Fromm dice che Freud ha straordinariamente allargato il concetto di verità, ha dimostrato che non è solo ciò che si crede coscientemente, ma che è anche ciò che viene represso, dopo, critica il complesso di Edipo, la concezione del transfert e dell’interpretazione dei sogni. La negazione di sé e l’illusione, sono acquisizioni sociali che possono essere sconfitte in un processo di rivelazione analitica.
  • Lacan J. (1966), Il seminario su La lettera rubata. In: “Scritti”, vol. I, Torino, Einaudi, 1974. Questo seminario si articola sul racconto di Edgar Allan Poe, qui viene sviluppato il concetto di significante. Lacan contrappone includendo la linguistica, un immaginario ad un simbolico da cui scaturisce un’impossibile a dirsi (resistenza) e un possibile a dirsi.
  • Mitchell S.A. (1988), Gli orientamenti relazionali in psicoanalisi, Torino, Bollati Boringhieri, 1993. Mitchell confronta la teoria delle pulsioni con le teorie di matrice relazionale, pervenendo ad una configurazione teoretica fondante un nuovo indirizzo in psicoanalisi.
  • Jung C.G. (1930), Il problema dell’inconscio nella psicologia moderna, Torino, Einaudi, 1959. Può essere considerata un’introduzione al pensiero di Jung, si tratta di una raccolta di testi che illustrano le posizioni della psicologia analitica.
  • Jung C.G. (1928), L’io e l’inconscio, Torino, Bollati Boringhieri, 1989. In quest’opera Jung presenta la “psicologia analitica”, questa lettura permette di entrare velocemente nel complesso e affascinante pensiero di Jung e di coglierne alcuni fondamentali concetti.
  • Jung C.G. (1961), Ricordi sogni riflessioni, Milano, Il Saggiatore, 1965. Aiutato da Aniela Jaffé, Jung traccia le linee della sua autobiografia e autoanalisi. Questa lettura conduce all’interno dell’uomo Jung.
  • Jung C.G., L’uomo e i suoi simboli, Milano, Longanesi, 1980. Questa è l’ultima opera di Jung, è una buona introduzione al suo pensiero, viene presento con chiarezza il concetto d’inconscio collettivo. Raccoglie scritti dei suoi più stretti collaboratori, ed è una presentazione della psicologia analitica.
  • Segal H. (1968), Introduzione all’opera di Melanie Klein, Firenze, Martinelli. Viene presentata in questo libro in modo chiaro il pensiero della Klein, è un compendio di un pensiero complesso. I concetti sono sviluppati in modo rigoroso, vengono esposti casi clinici.
  • Sullivan H.S. (1940), La moderna concezione della psichiatria, Milano, Feltrinelli, 1961. Qui Sullivan presenta i capisaldi della psicoanalisi interpersonale. La lettura di quest’opera è raccomandata per la prefazione di Gaetano Benedetti che in modo sintetico e preciso chiarisce differenze concettuali fra Sullivan e Freud.

I primi seguaci e dissidenti, gli psicologi dell’Io, i post-freudiani dissidenti, gli indipendenti britannici, gli interpersonalisti americani

I primi seguaci e le prime rotture

  • Adler A. (1920), La psicologia individuale, Newton Compton, Roma, 1995. Adler descrive diverse tipologie caratteriali, che sono date dalle relazioni alienanti dell’ambiente. L’individuo è il frutto di relazioni interpersonali e porta dentro di sé un sentire empatico e un bisogno della comunità. Per superare le condizioni patologiche l’individuo deve trovare fiducia in sé stesso.
  • Adler A. (1933), Il senso della vita, Roma, Newton Compton, 1997. Questa è l’ultima opera di Adler, tratta, del senso d’inferiorità che l’uomo vive guardando la natura. Essere uomini, implica una condizione d’inferiorità che deve essere superata, la visione di sé e del mondo, derivano dal senso che gli individui riescono a dare alla propria vita. Per Adler, le esperienze traumatiche fanno arretrare l’individuo.
  • Ferenczi S. (1924), Thalassa: Psicoanalisi delle origini della vita sessuale, Roma, Astrolabio, 1965. Fernczi, in modo fantasioso si occupa dell’evoluzione della genialità. Alla vita organica viene applicato il simbolismo psicoanalitico, l’aspetto più originale e fruttuoso per il pensiero psicoanalitico successivo è dato dalla nascita dello sviluppo psichico del bambino, collocato all’interno della relazione con la madre.
  • Groddeck G. (1932), Il linguaggio dell’Es, Milano, Mondatori, 1975. In questo saggio, Groddek intreccia organico e psichico è un esempio di una geniale visione dei simboli nella loro operatività psicosomatica.
  • Rank O. (1924), Il trauma della nascita, Rimini, Guaraldi, 1972. Rank attribuisce al trauma della nascita, l’angoscia originaria da cui derivano tutti i fenomeni psichici normali e patologici, sia individuali che sociali. Dalla traumatica rottura dell’unità con la madre, deriverebbero l’arte, la religione e miti.
  • Reich W. (1933), Psicologia di massa del fascismo, Milano, Sugar, 1973. Il fascismo è considerato il prodotto della struttura di carattere dei cittadini. Come psicologia di massa, il fascismo trova fondamento nei desideri orgasmici insoddisfatti della collettività.
  • Reich W. (1936) La rivoluzione sessuale, Milano, Feltrinelli, 1963. Reich afferma che il moralismo sessuale risponde ad una visione conservatrice della società. L’ipocrisia moralistica è il risultato di un intreccio conservatore protezionistico delle strutture economiche, degli interessi politici, che producono un autoritarismo ideologico idoneo a piegare nell’intimo gli l’individui attraverso la repressione sessuale.
  • Tausk V. (1919), Sulla genesi della ‘macchina influenzante’ nella schizofrenia. In: “Scritti psicoanalitici”, Roma, Astrolabio, 1979. Questo è uno dei primi tentativi d’indagine sull’origine delle psicosi. La macchina influenzante è una dimensione di annullamento e di indifferenza di origine relazionale, nasce dal fatto che il bambino non può opporsi all’autorità dei genitori. Tausk opponendosi in parte a Freud, tende ad affermare l’importanza del bambino come soggetto attivo e non come oggetto passivo. Le intuizioni di Tausk precorrono gli sviluppi successivi sulla teoria della schizofrenia.
  • Jung C.G. (1912), Simboli della trasformazione. Opere, Vol. 5, Torino, Bollati Boringhieri, 1970. I contenuti di quest’opera portano alla rottura con Freud, Jung rifiuta la centralità delle pulsioni sessuale come motore primo dello psichismo, la libido è un costrutto importante ma non esclusivo. La teoria sessuale non può spiegare tutti i comportamenti umani. Jung elabora una diversa concezione dei simboli, questi, non rinviano automaticamente a qualcos’altro ma tendono a ricostituire un nuovo intero, nuove relazioni psichiche.

Autori e Opere fondamentali dell’Ego-psychology

  • Hartmann H. (1939), Psicologia dell’Io e problema dell’adattamento, Torino, Boringhieri, 1966. Da questo scritto, prende il via una corrente interna alla psicoanalisi che non costituirà una scuola a sé. Artman, distanziandosi da Freud, teorizza un Io autonomo, un’area dell’Io libera da conflitti, la cui attività non deriva da meccanismi di difesa dell’Io nei confronti dell’Es e del Super-Io. I fattori autonomi dell’Io, sono legati soprattutto alla motilità, al linguaggio e alle facoltà cognitive, che, possono essere influenzati dagli istinti, ma anche dagli interessi dell’Io, che non sono vincolati agli istinti e al principio di piacere, ma al principio dell’utile e dell’autoaffermazione.
  • Hartmann H., Kris E., Loewenstein R.M. (1964), Scritti di psicologia psicoanalitica, Torino, Boringhieri, 1978. Sono raccolti in questo lavoro, importanti scritti dei tre rappresentanti della “Psicologia dell’Io”, sono dei contributi teorici su cui poggeranno i successivi sviluppi di questo filone della psicoanalisi.
  • Rapaport D. (1960), Struttura della teoria psicoanalitica, Torino, Boringhieri, 1969. Quello di Rapaport è un “tentativo di sistematizzazione” della teoria psicoanalitica. La ricerca è condotta in modo rigoroso, improntato alla metodologia e alla filosofia della scienza.
  • Erikson E.H. (1963), Infanzia e società, Roma, Armando, 1966. Contiene un approccio antropologico al rapporto tra metodi educativi e società. Questa è l’opera più importante di Erikson, esamina l’intero ciclo della vita suddividendola in otto tappe, in ognuna di queste si presenta un conflitto, dato da coppie di opposti, il cui esito è determinato dall’ambiente. Le fasi psicosessuali elaborate da Freud vengono conservate, ma vengono messe in relazione con le componenti socio-culturali.

I post-freudiani: revisionisti e dissidenti

  • Alexander F. (1948), Gli elementi fondamentali della psicoanalisi, Firenze, Sansoni, 1976. È un manuale che è entrato nella storia della psicoanalisi in termini molto connotati, vale la pena leggerlo per meglio assumere il punto di vista che faccia comprendere un taglio teorico particolare.
  • Bion W.R. (1962), Apprendere dall’esperienza, Roma, Armando, 1983. Bion si propone di comprendere la psicosi e di costruire un modello integrato della psiche umana. L’opera è complessa e difficile, molto innovativa.
  • Lacan J. (1966), Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell’io. In: “Scritti”, Vol. I., Torino, Einaudi, 1974. In questo scritto Lacan evidenzia le dimensioni dell’ottica in relazione alle dimensioni di sé. Tra i sei e i diciotto mesi il bambino fa un’esperienza fondamentale: riconosce la propria immagine allo specchio. Questa identificazione comporta una divisione in due: il Je, si oggettiva e si aliena, in un Moi.
  • Matte Blanco I. (1975), L’inconscio come insiemi infiniti. Saggio su la bi-logica, Torino, Einaudi, 1981. Opera imponente che riconsidera l’”Interpretazione dei sogni” di Freud ed assume come base di partenza la psicoterapia degli schizofrenici. Il tema dell’inconscio viene affrontato con apparati complessi di logica ed epistemologia.
  • Kohut H. (1971), Narcisismo e analisi del Sé, Torino, Boringhieri, 1976. In quest’opera viene esposta la revisione teorica di Kohut, che accanto alla metapsicologia classica propone la sua ricerca sul narcisismo e nuovi termini dell’analisi del Se’. Ne scaturisce una costruzione teorica complessa, che si contrappone all’impianto classico.
  • Klein M. (1921-58), Scritti 1921-1958, Torino, Boringhieri, 1978. Quest’opera è una raccolta dei saggi che partono dal periodo di Berlino fino a due anni prima della morte. Il libro consente di percorrere l’evoluzione del pensiero kleiniano, nei suoi contributi teoretici generali e nelle vedute nuove della psicoanalisi infantile e nell’interpretazione delle psicosi.
  • Klein M. (1957), Invidia e gratitudine, Firenze, Martinelli, 1969. Una polarità primaria, radicata nel rapporto madre-bambino, determina l’intera vita umana. L’invidia per la Klein è un dato costituzionale che si sviluppo nel neonato dallo stato di dipendenza e prosegue alimentando l’aggressività che contrasta l’amore e la gratitudine. Il rapporto con l’oggetto primario viene ripetuto nel transfert.
  • Klein M., Heimann P., Money-Kyrle R. (a cura di) (1955), Nuove vie della psicoanalisi, Milano, Il Saggiatore, 1966. Vengono presentati diversi saggi di autori kleiniani che nell’insieme, forniscono un’imponente visione della loro impostazione teorico-clinica, sia attraverso tracciati di ordine generale sia con proposte applicative.

Gli “indipendenti” britannici

  • Fairbairn W.R.D. (1952), Una teoria delle relazioni oggettuali applicata alla personalità. In: “Studi psicoanalitici sulla personalità”, Torino, Boringhieri, 1970. Le pulsioni sono considerate “pulsioni oggettuali”, cioè, alla ricercano dell’oggetto, non al loro soddisfacimento. Critica la distinzione tra l’Io e l’Es, l’Io viene considerato come struttura dinamica originaria rivolta agli oggetti.
  • Winnicott D.W. (1956), La preoccupazione materna primaria. In: “Dalla pediatria alla psicoanalisi”, Firenze, Martinelli, 1975. Nelle settimane della nascita del bambino le madri acquisiscono una particolare condizione psicofisica da cui deriva una capacità del tutto particolare di fare la cosa giusta al momento giusto.
  • Winnicott D.W. (1960), La distorsione dell’Io in rapporto al vero e falso Sé. In: “Sviluppo affettivo e ambiente”, Roma, Armando, 1965. Il neonato fin dalla si organizza a rispondere ai bisogni della madre. I suoi stessi impulsi sono protetti da barriere difensive. Tali formazioni tendono alla stabilità e consentono al bambino il rapporto con l’ambiente, strutturandosi come un falso Se’ che copre l’identità più autentica, il vero Se’.
  • Winnicott D.W. (1951), Oggetti transizionali e fenomeni transizionali. In: “Gioco e realtà”, Roma, Armando, 1974. La scoperta dell’oggetto transazionale è la più importante scoperta di Winnicott. Riguarda un’area intermedia di esperienza in cui si verifica il fenomeno della transizione tra la fusione con l’oggetto e la separazione da esso.
  • Guntrip H. (1961), Struttura della personalità e interazione umana, Torino, Boringhieri, 1971. Facendo perno sull’Io e sulle sue necessità, Guntrip propone una teoria evolutiva che vuole superare le posizioni di Fairbairn e di Winnicott organizzandole in una visione sistematica.
  • Balint M. (1965), L’amore primario, Rimini, Guaraldi, 1973. Sul terreno del rapporto tra psicoanalisi e biologia e proseguendo la linea di pensiero di Ferenczi, Balint suggerisce ipotesi affascinanti che fungono da sfondo al suo contributo ad una teoria dell’amore. L’”amore primario” è un amore passivo da cui si sviluppano tutte le altre forme d’amore.
  • Bowlby J. (1988), Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento, Milano, Cortina, 1989. L’attaccamento è la più antica motivazione allo sviluppo, i cuccioli dei mammiferi, sono spinti ad una specifica relazione con la madre. Il modello teorico dell’attaccamento di Bowlby, è un paradigma psicoanalitico alternativo a quello del padre della psicoanalisi. L’attaccamento sicuro da’ un senso di protezione, quello insicuro è dovuto alla minaccia di separazione e alla separazione.
  • Khan M.M.R. (1974), Lo spazio privato del Sé, Torino, Bollati Boringhieri, 1979. In questa raccolta di saggi Masud Khan, che era allievo di Winnicott e amico di Anna Freud, tenta una curvatura teorica molto personale quale sintesi degli apporti freudiani classici e delle formulazioni britanniche delle relazioni oggettuali.
  • Laing R.D. (1959), L’Io diviso, Torino, Einaudi, 1969. Lo schizofrenico vive in uno stato di pericolo permanente e il suo Io si può frantumare anche in una discussione ordinaria. Per Laing il concetto di normalità non esiste, molti uomini cosiddetti “normali” si costruiscono dei falsi Io per difendersi dal mondo. Lo schizoide è una persona scissa dalla realtà e da sé stesso. È un’opera di ispirazione esistenzialista, che parte dallo schizofrenico per arrivare all’essere umano in generale.

Gli interpersonalisti

  • Sullivan H.S. (1953), Teoria interpersonale della psichiatria, Milano, Feltrinelli, 1962. Testo fondamentale della psicoanalisi interpersonale, qui sono state raccolte, lezioni e appunti, questo è il testo più completo e sistematico di presentazione delle teorie di Sullivan.
  • Fromm-Reichmann F., Psicoanalisi e Psicoterapia, Milano, Feltrinelli, 1977. L’atteggiamento clinico della Reichmann verso gli schizofrenici, era molto umano, aderiva in pieno all’espressione di Sullivan: “noi tutti siamo più che altro semplicemente umani “. Ritiene centrale il ruolo della socializzazione primaria, nella famiglia individua il centro dello sviluppo delle patologie. Ridimensiona il concetto di transfert, concependolo come una modalità interpersonale e non come un unico legame terapeutico. Attribuisce un valore fondamentale alla personalità del terapeuta e diminuisce l’importanza delle regole formali del setting ortodosso.
  • Fromm E. (1955), Psicoanalisi della società contemporanea, Milano, Mondatori, 1995. Un tema fondamentale di studio per Fromm è la “patologia della normalità”. La relazione analitica è sociale, non si svolge in una sala operatoria e la persona non è una monade deculturata. L’individuo si sviluppa all’interno della società che Fromm considera malata. L’uomo moderno afferma Fromm è estraniato dal mondo che egli stesso ha creato, è alienato e sempre con maggiore difficoltà riesce a governare sé stesso e le cose che ha creato.
  • Fromm E. (1973), Anatomia della distruttività umana, Milano, Arnoldo Mondadori, 1975. Fromm chiarisce in quest’opera i concetti di aggressività e distruttività, critica l’uso inappropriato di aggressività quando la persona difende la propria vita, riconosce positiva un’aggressività adattativa, difensiva che favorisce l’affermazione delle capacità individuali, differenzia radicalmente l’aggressività dalla distruttività maligna, passione patologica esclusiva dell’uomo malato.
  • Thompson C.M. (1964), Psicoanalisi interpersonale, Torino, Boringhieri, 1972. Quest’opera è presentata da E. Fromm, che critica l’autolegittimazione che legittima e che stabilisce le regole di ciò che è scienza psicoanalitica o no. Questa è una raccolta di saggi su diversi temi psicoanalitici e autori della psicoanalisi interpersonale. Con ammirevole chiarezza, la Thompson affronta nodi teorici e aspetti clinici complessi che riguardano anche la psicologia femminile, sono presenti saggi su Ferenczi, Fromm e Sullivan.
  • Horney K. (1945), I nostri conflitti interni, Firenze, Martinelli, 1971. Testo semplice e ben scritto, propone una sintesi delle teorie della Horney, che descrisse il male dell’uomo come mancanza di calore e affetto sinceri che chiamò angoscia fondamentale da cui scaturisce un sentimento totalizzante di solitudine e impotenza in cui il mondo diventa ostile.
  • Levenson E. (1983), L’ambiguità del cambiamento, Roma, Astrolabio, 1985. L’autore estende, innova e problematizza l’impostazione sullivaniana. Oggetto di indagine è la relazione psicoanalitica. Lo stile è di vivace provocazione intellettuale.
  • Conci M., Dazzi S., Mantovani M.L. (a cura di) (1997), La tradizione interpersonale, Roma, Erre emme edizioni. Raccoglie preziosi lavori dei più significativi rappresentanti della psicoanalisi interpersonale. I tre curatori introducono molto bene le sezioni in cui si divide questo libro.

I relazionali

  • Greenberg J.R., Mitchell S. (1983), Le relazioni oggettuali nella teoria psicoanalitica, Bologna, Il Mulino, 1986. Oltre che essere un ottimo ed esaustivo testo di storia dei concetti della psicoanalisi, è della massima importanza da un punto di vista delle relazioni oggettuali come già il titolo indirizza. Distinguendo e divaricando il modello strutturale delle pulsioni dal modello strutturale delle relazioni oggettuali, introduce una presentazione delle teorie che porta nuova chiarezza.
  • Mitchell S.A. (1993), Influenza e autonomia in psicoanalisi, Torino, Bollati Boringhieri, 1999. Mitchell è il maggior teorico dell’indirizzo relazionale, tratta delle radici storico-culturali di tale orientamento. Mitchell vede analista e analizzando in totale interazione, si occupa dell’influenza del primo sul secondo al fine di tutelare l’autonomia di quest’ultimo. Critica la freddezza e la neutralità, ritiene questi strumenti della tecnica classica un atteggiamento autoritario. Compito dell’analista è quello di saper calibrare con attenzione le funzioni di guida e insegnamento.
  • Mitchell S.A. (2000), Il modello relazionale, Milano, Cortina, 2002. Mitchell sostiene che il rapporto psicoanalitico è bidirezionale e che le due soggettività della coppia analitica si influenzano reciprocamente nell’esperienza di sé e dell’altro. Per Mitchell le persone non sono dei fattori accidentali che acquistano importanza solo perché esiste un legame sessuale. Le impostazioni delle teorie relazionali sono diverse e Mitchell esplora, con attenzione, quelle di Loewald, Bowlby, Fairbairn e Sullivan, cercando un dialogo fruttuoso, per farne uscire un quadro teorico che le ridefinisca in una chiave più armonica.
  • Mitchell S.A. (1993), Gli Orientamenti Relazionali In Psicoanalisi, Bollati Boringhieri. Mitchell cerca attraverso un lavoro comparativo di portare ordine nelle diverse teorie che si sono succedute dopo Freud. Due sono state le principali strategie che hanno tentato una conciliazione fra teoria pulsionale e delle relazioni oggettuali, una dell’accomodamento e l’altra radicale che rifiuta gli impulsi sessuali e aggressivi. Mitchell, con grande chiarezza afferma che hanno un ruolo centrale nella formazione della struttura psichica le relazioni con gli altri e con l’ambiente.
  • Aron L. (1996), Menti che si incontrano, Milano, Cortina, 2004. Raccoglie e rielabora articoli già pubblicati su diverse riviste, tra cui Psychoanalytic Dialogues, dopo la prematura scomparsa di Mitchell. Presentata la psicoanalisi relazionale nei suoi percorsi di sviluppo e prospettiva di pensiero e di pratica clinica.
  • Storolow R.D., Atwood G.E. (1992), I contesti dell’essere, Torino, Bollati Boringhieri, 1995. La mente isolata è un mito, non esiste. Viene proposta una visione intersoggettiva, secondo cui la psicologia e la psicopatologia possono essere comprese solo in “contesti intersoggettivi”. L’ispirazione di base è interpersonale e relazionale.
  • Hoffman I.Z. (1998), Rituale e spontaneità in psicoanalisi, Roma, Astrolabio, 2000. Hoffman è uno dei maggiori teorici della psicoanalisi relazionale. In questo libro sono raccolti dieci dei suoi saggi più importanti. Il rituale dell’analisi e la spontaneità del processo che vi si svolge danno vita ad una dialettica degli effetti terapeutici.
  • Renik O. (1996), I pericoli della neutralità. Psicoterapia e Scienze Umane, 2001, 1:5-27. Questo è un articolo in cui presenta in modo radicale una psicoanalisi relazionale, in cui demolisce il principio della neutralità analitica.
  • Lichtenberg J.D., Lachmann F.M., Fosshage J.L. (1992), Il Sé e i sistemi motivazionali, Roma, Astrolabio, 2000. I tre autori partono da una teoria della motivazione per criticare la tecnica psicoanalitica classica e proporre una teoria della tecnica alternativa.
  • Beebe B., Lachmann F.M. (2002), Infant research e trattamento degli adulti, Milano, Cortina, 2003. Gli autori hanno collaborato per trent’anni nell’osservazione della relazione madre-bambino. In questo lavoro evidenziano i risultati delle loro ricerche applicate al trattamento degli adulti ed elaborano un modello sistemico-diadico per l’interazione analitica.

Manuali di psicoterapia psicoanalitica e psichiatria psicodinamica

  • Arieti S. (a cura di) (1959-1966), Manuale di psichiatria, 3 Volumi, Torino, Boringhieri, 1969. I saggi di ispirazione interpersonale che compongono questa opera monumentale sono ben centotredici, trattano di psichiatria, psicoanalisi, medicina psicosomatica. Testo di studio e consultazione, può rispondere ottimamente su tali materie.
  • Bateman A., Fonagy P., Il Trattamento Basato Sulla Mentalizzazione, Milano, Raffaello Cortina, 2006. Il sottotitolo di quest’opera è Psicoterapia con il paziente borderline. Gabbard dice che: “questo volume è ben scritto ed esaustivo, indicherà una nuova direzione nel trattamento dei pazienti borderline”. Nell’ultima parte gli autori presentano il loro approccio clinico ed evidenziano il modo in cui organizzano la terapia.
  • Cassidy J., Shaver P., Manuale Dell’Attaccamento, Roma, G. Fiotitti Editore, 2010. Questo è un manuale teorico clinico che fa riferimento alla teoria dell’attaccamento di J. Bowlby, è un testo teorico-clinico importante. Bowlby rigetta uno dei paradigmi fondamentali del freudismo in cui si sostiene che il legame bimbo-madre nasce dal piacere del nutrimento, il legame si crea per un bisogno di vicinanza a base biologica. Il bambino cerca una distanza a seconda delle circostanze, non ha lo scopo di un oggetto, ma di uno stato emotivo.
  • Friedman L., Anatomia della Psicoterapia, Torino, Bollati Boringhieri, 1993. Nella prima riga della presentazione di quest’opera, P. F. Galli, testualmente dice: “Questo libro non è un libro, anzi è un vero libro di psicoterapia”, più avanti: “…non si tratta di un libro che si possa consigliare. È semplicemente una LETTURA OBBLIGATORIA per chi voglia appropriarsi degli strumenti… sul mestiere psicoterapeutico”. La relazione terapeutica, è sempre piena di tensione, è un concentrato di trame, un intreccio di storie, del paziente e del terapeuta da cui deve scaturire una terza storia, quella che nasce nel processo terapeutico.
  • Gabbard Glen O., Psichiatria psicodinamica, Milano, Raffaello Cortina, 2002. Questo trattato è diventato un fondamentale testo universitario e un fondamentale riferimento teorico-clinico, viene sviluppato un approccio che integra la dimensione sociale a quella individuale. Propone approfondimenti sulle neuroscienze in interazione con l’ambiente, è attento al rapporto fra i modelli della mente e la psicologia del profondo.
  • Mitchell S.A. & Black M.J. (1995), L’esperienza della psicoanalisi, Torino, Bollati Boringhieri, 1996. “La psicoanalisi sta attraversando un periodo di modernizzazione” affermano Mitchell e Black; in quest’opera presentano a partire da Freud, gli autori che hanno costruito la fisionomia della psicoanalisi contemporanea. Si può considerare un manuale della storia della psicoanalisi. Le teorie esposte sono presentate in modo chiaro.
  • Semi A.A. (a cura di) (1988), Trattato di psicoanalisi, Vol. I e II, Milano, Cortina. Quest’opera, in due voluminosi tomi, esce dopo cinquant’anni dal trattato di Musatti. Il primo volume è teorico, il secondo clinico, l’opera curata da Semi è stata scritta da diversi autori, è imponente per la qualità dei contributi e per il modo in cui sono organizzati. Per certi aspetti, può essere considerata una storia parziale del pensiero psicoanalitico, vengono presentati diversi autori e orientamenti del panorama psicoanalitico internazionale. Uno fra i concetti guida dell’opera che Semi sottolinea è quello di “personalizzazione” che intende, come modo di far propria un’eredità di pensiero. La personalizzazione innesca un processo di libertà.
  • Thomä H., Käkele H. (1985), Trattato di terapia psicoanalitica, II Vol., Torino, Bollati Boringhieri, 1990. È un trattato che affonda le sue radici nel prestigioso centro di ricerca e sperimentazione di Ulm, composto da psicoanalisti, psicoterapeuti di vari orientamenti teorici, da sociologi della sanità, da informatici, ecc… I ricercatori di Ulm sostengono che le associazioni libere da sole non portano alla scoperta dei conflitti inconsci, l’associazione deve incontrare l’attività selettiva dell’analista come generatore di ipotesi esposte ad errori e dunque sempre da verificare. Un altro riferimento teorico-clinico è dato dalla riconsiderazione della terapia focale di French. Un processo analitico è dato da un insieme di fuochi-conflittuali, essi sono collegati fra loro e tutti ad un conflitto centrale, questi devono essere elaborati all’interno della relazione diadica.

Storia della psicoanalisi

  • Ellenberger H.F., (1970) La scoperta dell’inconscio, 2 volumi, Torino, Boringhieri, 1976. È una monumentale storia della psichiatria dinamica, che include approfonditi capitoli di storia della psicoanalisi. In quest’opera, il processo evolutivo della disciplina della psiche è sviluppato all’interno dei processi storici e culturali. La dimensione non deve scoraggiare, si legge bene e piacevolmente.
  • Vegetti Finzi S., Storia della Psicoanalisi, Milano, Arnoldo Mondadori, 1986. In quest’opera, oltre ad essere presentato nelle sue linee essenziali la teoria psicoanalitica del padre della psicoanalisi, vengono presentati in modo sintetico ma chiaro, autori e teorie a partire dal 1895 al 1985.
  • David M., La Psicoanalisi nella Cultura Italiana, Torino, Boringhieri,1976. La penetrazione e lo sviluppo della psicoanalisi in Italia ha dovuto affrontare e superare diversi ostracismi perpetrati dall’idealismo, dal cattolicesimo e dal fascismo.

Testi consigliati

  • Benjamin J. (1988), Legami d’amore. I rapporti di potere nelle relazioni amorose, Torino, Rosenberg & Sellier, 1991. L’autrice critica la polarizzazione dei generi. Dovrebbe accadere che gli individui, insieme alla loro identità di genere, coltivino e integrino in sé stessi sia i loro tratti maschili sia i loro tratti femminili.
  • Bonomi C., Sulla soglia della Psicoanalisi, Torino, Bollati Boringhieri, 2007. Con quest’opera Bonomi, da abile ricercatore, intercetta una storia nascosta, una verità negata, ricostruisce la scena storico-culturale su cui poggiano le radici del concetto di castrazione elevata a simbolo universale di tutti i traumi. La storia nascosta è data dal fatto, che Freud nel 1886 dopo una formazione di un mese nella clinica pediatrica berlinese del dott. A. Baginsky, lavorerà a Vienna con bambini e adolescenti per circa dieci anni, in questo periodo i bambini venivano realmente castrati per curare l’isteria e la masturbazione.
  • Bucci W. (1997), Psicoanalisi e scienza cognitiva, Roma, Fioriti, 1999. La Bucci si propone di rendere la psicoanalisi e la clinica psicoanalitica moderne e al passo con le scienze odierne.
  • Eagle M.N. (1984), La psicoanalisi contemporanea, Bari, Laterza, 1997. Si compone di una parte storico critica delle teorie psicoanalitiche. L’autore critica e afferma che il modello di attaccamento neonato madre fondato sulle pulsioni primarie (fame e sete) è sbagliato.
  • Fonagy P. (2001), Psicoanalisi e teoria dell’attaccamento, Milano, Cortina, 2002. Un’opera volta ad integrare la teoria dell’attaccamento alla psicoanalisi freudiana, si propone di far dialogare le scuole britanniche e nordamericane. Il libro è un importante tentativo di colmare la distanza tra la scienza cognitiva e la psicoanalisi, rielaborando quest’ultima in nuove concettualizzazioni.
  • Klein G. (1976), Teoria psicoanalitica, Milano, Cortina, 1993. Collaboratore di Rapaport, si allontana e abbandona la metapsicologia freudiana. Al concetto di pulsione sostituisce quello di “unità cognitiva di motivazione”. Per G.Klein, il lavoro dello psicoanalista si avvicina a quello dello storico che narra i fatti e a quello del drammaturgo, avvia il dibattito psicoanalitico sul rapporto tra verità narrata e verità storica e sulle impostazioni intersoggettive.
  • Spence D.P. (1982), Verità narrativa e verità storica, Firenze, Martinelli, 1987. La psicoanalisi si occupa molto di più della verità narrativa che della verità storica. Il racconto e le associazioni libere dell’analizzando vengono costruiti sulla base delle convinzioni teoriche dell’analista.
  • Stern D. N., Le Interazioni Madre-Bambino Nello Sviluppo e Nella Clinica, Milano, Raffaello Cortina, 1998. Quest’opera raccoglie scritti a partire dagli anni Settanta che riguardano lo sviluppo del bambino. Sono intrecciati in modo chiaro temi teorici e clinici che riguardano lo sviluppo del sé. Stern sostiene la necessità di una particolare attenzione alla qualità degli scambi affettivi della madre verso i figli. L’opera di Stern apre nuove prospettive sulla teoria del funzionamento psichico.
  • Stern D. N., La Costellazione Materna: il trattamento Psicoterapico della Coppia Madre-Bambino, Torino, Bollati Boringhieri, 1995. L’opera si compone di tre parti che esaminano: la situazione clinica della relazione, i modelli terapeutici, la costellazione materna. Vengono esaminate le rappresentazioni mentali dei genitori agite nell’interazione e le strategie terapeutiche mirate a modificarle.

Psicoanalisi e neuroscienze

  • Damasio A. R., L’Errore di Cartesio. Emozione Ragione e Cervello Umano, Milano, Adelphi,1995.
  • Damasio A. R., Emozione e Coscienza, Milano, Adelphi, 2000.
  • Damasio A. R., Alla ricerca di Spinoza. Emozioni, sentimenti e cervello, Milano, Adelphi, 2003.
  • Edelman G. M., Il Presente Ricordato, Rizzoli, Milano, 1991.
  • Edelman G. M., Sulla materia della Mente, Milano, Adelphi, 1993.
  • Edelman G. M., Darwinismo neurale: la teoria della selezione dei gruppi neurali, Torino, Einaudi, 1995. 
  • Edelman G. M., Un universo di coscienza: come la materia diventa immaginazione, Einaudi, 2000.
  • Edelman G. M., Più grande del cielo: lo straordinario dono fenomenico della coscienza, Torino, Einaudi, 2004.
  • Kandel E. R., Psichiatria, Psicoanalisi e Nuova Biologia della Mente, Milano, Raffaello Cortina, 2007.
  • Le Dux J., Il Sé Sinaptico: Come il nostro cervello ci fa diventare quello che siamo, Milano, Raffaello Cortina, 2002.

Bibliografia ragionata delle più importanti opere di Erich Fromm

A cura di Giuseppe Battaglia, docente e analista didatta dell’Istituto E. Fromm Bologna.

  • Fromm E. (1971/1979), Amore per la vita, Milano, A. Mondadori, 1984. In quest’opera sono contenuti una serie di dialoghi fra Fromm e Hans Jurgen Schultz, trasmessi in Svizzera per radio fra il 1971 e il 1979. Fromm con un linguaggio chiaro parla agli ascoltatori dei temi umanistici centrali della vita, descrive le caratteristiche dell’uomo passivo annoiato, parla dei bisogni artificiali, delle radici dell’aggressività, del sogno come linguaggio universale, infine traccia una sua piccola autobiografia intellettuale in cui svela quali sono stati i suoi maestri dell’”arte di vivere”. Fromm per chiarire meglio che cosa significa essere attivi, cita un termine, coniato dallo psicologo tedesco Karl Buhler, Funktionsfreude, che significa “Gioia della Funzione”, per dire che l’attività può comportare una gioia che consiste nel fatto che l’uomo gode del proprio funzionamento, non perché ha bisogno di questa o quell’altra cosa, bensì perché l’atto della creazione, l’espressione delle proprie facoltà, di per sé è fonte di gioia.
  • Fromm E. (1973), Anatomia della distruttività umana, Milano, A. Mondadori, 1975. Fromm chiarisce i concetti di aggressività e distruttività, affermando che, l’uomo per vivere necessita dell’aggressività adattativa, perché la propria vita va difesa dall’oppressione, dall’espropriazione e dall’autorità irrazionale. Riconosce positivo l’uso di un’aggressività difensiva e diretta che porta all’indipendenza e alla libertà, essa favorisce l’affermazione delle capacità individuali. Differenzia radicalmente l’aggressività dalla distruttività maligna, definendo quest’ultima, una passione patologica, esclusiva dell’uomo immaturo predisposto all’ idolatria. Afferma che il carattere è la seconda natura dell’uomo, il sostituto degli istinti e che le passioni, sono risposte esistenziali specificamente umane acquisite socialmente che danno un obiettivo, uno scopo e un certo grado di integrazione.
  • Fromm E. (1992), Anima e società, Milano, A. Mondadori, 1993. Con la prefazione del Dott. R. Funk, in quest’opera vengono presentati gli scritti del 1937. In “La Determinazione Sociale della Struttura Psichica”, Fromm rileva gli errori di Freud nella spiegazione dell’origine dei fenomeni sociali, critica il riduzionismo sessuale e l’esclusione delle determinazioni sociali nella formazione del carattere e delle tensioni psichiche. Nella seconda parte vengono presentati due scritti: “L’Inconscio e la Prassi Psicoanalitica” e “Il Significato della Psicoanalisi per il Futuro”. Fromm attribuisce l’egoismo, l’odio per i diversi, l’individualismo e le altre patologie al falso progresso e alle strutture sociali autoritarie e repressive.
  • Fromm E. (1956), Arte di amare (L’), Milano, Il Saggiatore, 1980. Prima di ogni cosa l’amore è un’arte, come la vita è un’arte e come ogni forma d’arte, bisogna imparare, come succede per la pittura e la musica. Nel sottotitolo di quest’opera è posto un interrogativo: “E’ possibile l’Amore in una Civiltà Repressiva?”. La risposta è No. Amare è un’attività che può praticare una personalità matura, svincolata dai legami primari e prima di ogni cosa richiede la capacità di essere con gli altri, con fede e coraggio. Amare, nella confusa società della mercificazione, spesso significa desiderare di essere amati, non come persone, ma come oggetti. In una società in cui prevalgono il successo materiale e commerciale, senza neanche accorgersene, i rapporti d’amore imitano i modelli di scambio degli oggetti.
  • Fromm E. (1991), Arte di ascoltare (L’), Milano, A. Mondadori, 1995. Questi scritti inediti sono stati curati dal Dott. R. Funk. Nella prima parte viene presentato uno scritto su i “Fattori Determinanti del Trattamento Psicoanalitico”. Nella seconda parte, vengono trattati come indica il titolo, alcuni “Aspetti Terapeutici della Psicoanalisi”. Nella prefazione, R. Funk, in poche righe, traccia in modo chiaro la concezione teorica e la relazione terapeutica di Fromm in cui si sottolinea che: “Il paziente, non può essere visto in termini di antitesi e di sostanziale alterità rispetto al terapeuta: anzi, tra l’analista e l’analizzando è necessario stabilire una profonda solidarietà umana”. Come indica il titolo, la psicoanalisi è “L’Arte di Ascoltare”, l’obiettivo più importante è che analizzato e analizzando, rinuncino al narcisismo e alla distruttività. Il lavoro clinico di Fromm, si può dire che è caratterizzato da due massime, una dello scrittore latino Terenzio “Nihil humani a me alienum puto” e una cristiana: “La verità ti Renderà Libero”.
  • Fromm E., Arte di vivere (L’), Milano, A. Mondadori, 1996. Questa è una raccolta di scritti inediti, in parte tratti da conferenze tenute da Fromm negli anni Settanta, curata da R. Funk. Vengono trattati temi importanti della vita: la gioia che caratterizza l’essere, contrapposta alla depressione dell’avere, legata alla paura della perdita delle cose. È difficile raggiungere l’orientamento all’essere perché gli ordinamenti socio-economici rivolti al consumo e all’apparire, richiedono individui voraci. La società, tramite i suoi addetti, potenzia ossessive forme distruttive rivolte al consumo legate all’avere. Gli individui, nei loro passaggi evolutivi, condizionati dalle spinte sociali al possesso, sono sempre soggetti alla perdita del loro Se e indotti all’alienazione. Le persone, nella cultura mercantile vengono convinti che esistere è possedere e che la quantità degli oggetti da mostrare qualifica l’individuo.
  • Fromm E. (1976), Avere o essere, Milano, A. Mondadori, 1977. In questo scritto, Fromm amplia lo sviluppo della ricerca sull’umanesimo radicale in psicoanalisi. Si concentra su due orientamenti caratteriali, l’egoista e l’altruista, afferma che la preminenza dell’uno o dell’altro, determina, azioni, sentimenti e pensieri. Il bisogno dell’avere, indotto dalla civiltà dei consumi ha ridotto l’uomo contemporaneo a comportarsi come un ingranaggio a servizio della macchina della burocrazia, manipolato nei gusti, nei sentimenti e nel pensiero. Ripercorrendo l’umanesimo dei saggi dell’oriente e dell’occidente, traccia un orientamento esistenziale fondato sull’Essere, unica condizione autenticamente produttiva.
  • Fromm E., Bisogno di credere (Il), Milano, A. Mondadori, 1997. Questa è una raccolta di diversi scritti che apre con il Dogma di Cristo del 1930, in questo periodo, Fromm era ancora rigorosamente freudiano, nelle successive pubblicazioni, avrebbe voluto rivedere i contenuti ma per questioni di tempo ha apportato solo lievi ritocchi. Fromm considera le religioni un mezzo di controllo sociale, dice che oggi avrebbe sviluppato la storia delle religioni come riflesso della storia dell’evoluzione spirituale dell’uomo. Altri scritti sono: “La condizione attuale dell’uomo; “Sesso e Carattere”; “Il carattere rivoluzionario”; “Il concetto di pace nei profeti “.
  • Fromm E. (1991), Cosiddetti sani, A. Mondadori, Milano, 1996. Con la prefazione di R. Funk, sono raccolti sotto questo titolo, scritti tratti da lezioni e conferenze mai pubblicate, tenute nell’arco di un ventennio a partire dal1953. In tutta la sua ricerca, Fromm usando il suo metodo psicoanalitico, si occupa di che cosa giova o danneggi la salute psichica. Partendo dal presupposto che gli individui non sono delle monadi isolate dal resto del mondo, ma che sono ad esso strettamente connessi e che la struttura caratteriale non può che non essere il frutto delle richieste socio-economiche, ne esamina la relazione. Afferma che il capitalismo, ha forgiato negli anni Trenta un carattere autoritario, negli anni Quaranta un carattere mercantile, negli anni Sessanta un carattere necrofilo. Le relazioni mercantili hanno diminuito il collegamento con la realtà creando un distacco sempre maggiore, l’alienazione, produce, asservimento, noia, apatia, rifiuto della vita, Fromm ha chiamato questo diffuso malessere esistenziale, “patologia della normalità”.
  • Fromm E., Crisi della psicoanalisi (La), Milano, A. Mondadori, 1971. In quest’opera, sono raccolta saggi scritti fra il 1932 e il 1969, legati da un unico tema, il rapporto fra fattori psicologici e sociologici nella creazione della teoria psicoanalitica. Nel primo saggio, Fromm esamina con attenzione la concezione del mondo e le condizioni socio-culturali in cui si sviluppa l’uomo Freud e la sua teoria. La crisi della psicoanalisi per Fromm è data dall’adeguamento al sistema, imputabile alla eredità autoritaria dello stesso Freud, al rigido ordinamento che viene dato al movimento psicoanalitico, che lui stesso ha creato, legando i suoi successori ad un inflessibile principio di fedeltà. La richiesta di allineamento, fa perdere la caratteristica iniziale di teoria radicale, che aveva rotto le dighe della falsa coscienza e dell’autoinganno, trasformandosi in teoria dell’adeguamento. Da potenziale teoria di liberazione, il metodo psicoanalitico, si riduce a strumento di conformazione, di conservazione. In un mondo che cambia, tutte le teorie, psicoanalisi compresa, che non accettano innovazioni, restano statiche, rinchiuse nell’affermazione del loro dogmatismo.
  • Fromm E. (1947), Dalla parte dell’uomo: indagine sulla psicologia della morale, Roma, Astrolabio, 1971. In questo libro vengono ripresi concetti espressi in “Fuga dalla Libertà”. Fromm pensa che la nevrosi in sé, in ultima analisi è un sintomo di un fallimento morale, afferma che è impossibile comprendere l’uomo e i suoi disturbi emotivi senza capire la natura e il valore dei conflitti morali di cui è portatore. Fromm analizza e distingue un’etica autoritaria e una umanistica: l’autoritaria è legata ad un autoritarismo irrazionale, intimidatorio, disprezzante, che non si fonda sulle competenze ma sull’impotenza. L’etica umanistica si fonda sull’autorità razionale che non ha bisogno di dimostrare potenza né di essere temuta, non ricorrere all’intimidazione. L’autorità razionale si fonda sulla comprensione e sulle competenze, consente la critica e promuove l’uguaglianza. L’etica umanistica, rispetta profondamente la vita e crede che non vi è nulla di più alto dell’esistenza umana.
  • Fromm E., Disobbedienza e altri saggi, Milano, A. Mondadori. Fromm dice che Freud ha straordinariamente allargato il concetto di verità, ha dimostrato che la verità, non è solo ciò che si crede coscientemente, ma che è anche ciò che viene represso, commette però l’errore di attribuire il funzionamento umano alla sessualità. Fromm, critica il complesso di Edipo, la concezione del transfert e dell’interpretazione dei sogni. Afferma che: l’illusione, l’alienazione, la negazione di Sé, sono acquisizioni della patologia sociali che possono essere sconfitte in un processo di rivelazione in un contesto psicoanalitico, dove l’analista spoglio di ogni atteggiamento autoritario, sadico-masochistico, è mosso in prima persona da un bisogno di libertà e non chiede obbedienza.
  • Fromm E. (1955), Dogmi, gregari e rivoluzionari, Milano, Edizioni di Comunità, 1973. Qui sono raccolti otto saggi, pubblicati a partire dal 1930, il primo è “Il Dogma di Cristo”, in cui esamina il rapporto fra religione e psicoanalisi. Afferma che il trionfo di un dogma, non è il prodotto di un conflitto psichico ma il risultato di un processo storico. Per capire l’uomo, bisogna capire le sue ideologie e le ideologie possono essere capite in base all’uomo che le crea. Gli dei nascono dalle sofferenze dell’uomo, dal bisogno di detronizzare gli oppressori terreni. Il dogma di Dio fatto uomo, trionfa quando la chiesa, legittimata dall’imperatore, cerca legittimazione. I temi dell’autoritarismo sono presenti anche negli altri scritti, in particolare in: “La Psicoanalisi: Scienza o Linea di Partito?” in cui schierandosi dalla parte degli psicoanalisti esclusi dall’ortodossia, Rank e Ferenczi, descrive il clima di odio che regnava contro chi manifestava posizioni teoriche differenti a quelle ufficiali.
  • Fromm E. (1941), Fuga dalla libertà, Milano, Mondadori, 1981. Questa è considerata l’opera più importante di Fromm, qui sono esposte le sue riflessioni sulle condizioni psico-sociali della società contemporanea. L’uomo tecnologico pur vivendo in uno stato di maggiore libertà rispetto a tutti i periodi storici precedenti, non sa usare la libertà, ciò ha creato condizioni di intollerabile isolamento, spingendo l’individuo verso condizioni di sottomissione. La libertà è un grande valore che bisogna saper utilizzare, diversamente, può diventare un peso insostenibile che può condurre, al conformismo, all’autoritarismo, al sado-masochismo. Le condizioni di fuga mantengono l’individuo in uno stato regressivo, alla ricerca di eroici condottieri da seguire a cui sottomettersi. Fromm, coglie nelle condizioni socio-economiche, l’essenza dell’autoritarismo e del fascismo, pensa che il pericolo di svolte autoritarie è presente anche nelle moderne democrazie di massa. Quest’opera è un esempio di applicazione della psicoanalisi alla società e alla storia, offre la possibilità ai lettori di vedere più chiaramente il mondo creato dalla scienza e dalla tecnologia esortandolo a non avere paura della libertà.
  • Fromm E., Grandezza e limiti del pensiero di Freud, Milano, Mondadori, 1979. La presentazione di quest’opera viene fatta con le stesse parole di Fromm, pag. 59, “La grandezza e i limiti delle scoperte di Freud” Fromm dice: “La disamina che segue ha lo scopo di dimostrare: a) che cos’erano le maggiori scoperte di Freud; b) come le sue premesse filosofiche e personali lo abbiano indotto a limitare e a distorcere le sue scoperte; c) come il risultato di queste risulterebbe assai accresciuto se liberassimo le formulazioni di Freud dalle distorsioni in questione; d) che ciò che equivale a distinguere nella teoria freudiana quello che è essenziale e duraturo da quello che è temporalmente condizionato e socialmente contingente”. Tale obiettivo non costituisce una <>, ma è piuttosto uno sviluppo dei fondamenti del pensiero freudiano mediante un’interpretazione critica delle sue basi filosofiche, sostituendo il materialismo storico al materialismo borghese.
  • Fromm E., Inconscio sociale (L’) – Alienazione, Idolatria, Sadismo, R. Funk (a cura di), Milano, A. Mondadori, 1992. L’uomo non può essere una macchina regolata da un meccanismo di tensione e distensione, la teoria psicoanalitica, non può non tener conto del fatto, che: “L’uomo prima di ogni cosa è una creatura sociale”, così come è stata formulata la teoria della psicoanalisi, afferma Fromm, è riduttiva, perché non affronta i fenomeni psichici di origine sociale, che inducono nell’uomo: alienazione, ansia, solitudine, paura dei sentimenti profondi e attaccamento agli idoli. Sotto la maschera del buon senso borghese, si nasconde “la patologia della normalità “che produce impotenza e idolatria. Dall’impotenza deriva il bisogno di adorare figure onnipotenti e onniscienti, da essa, nasce il bisogno degli “aiutanti magici”, che possono essere: forze della natura, capi, padri, madri, mariti, medicine e così via.
  • Fromm E., Io difendo l’uomo, Milano, Rusconi, 1994. Questa è una raccolta di scritti inediti curata dal Dott. R. Funk. Fromm pensava di scrivere Avere o Essere in due volumi, dedicati ad uno studio comparato del mistico tedesco Meister Eckhart e Karl Marx, cosa che non è riuscito fare, qui troviamo scritti inediti che dovevano servire a questo scopo. L’uomo contemporaneo ha creato una società tecnologicamente avanzata in cui prevale l’avere, il principio del possesso e del consumo, facendo delle merci un oggetto di culto da anteporre all’Essere in cui si possono sviluppare i valori fondamentali della persona. Fromm pensa che sia necessario lottare contro gli effetti distruttivi dell’autoalienazione, solo la disalienazione, può creare un atteggiamento libero e indipendente, fiducioso verso una vita felice, questo è l’obiettivo della psicoterapia.
  • Fromm E. (1951), Il linguaggio dimenticato, Milano, Bompiani, 1961. Questo testo sui sogni nasce da un ciclo di conferenze tenute ad un corso di perfezionamento di medici e psicologi, tenuto presso il William A. White Institute Of Psychiatry. Fromm non usa il termine interpretazione, come ha fatto Freud e come comunemente, dopo è stato fatto, ma comprensione dei sogni, perché pensa che il linguaggio simbolico è una vera e propria lingua da comprendere, è l’unico linguaggio universale che gli uomini hanno creato. Fromm ritiene la conoscenza del linguaggio dei simboli, molto importante per lo studio della personalità e come strumento per curare i disturbi mentali, pensa, che dovrebbe essere insegnata anche nelle scuole superiori e all’università. I miti, oggi relegati ai margini del nostro pensiero, sono simili ai sogni, perché sono scritti nello stesso linguaggio. Per i popoli del passato, non comprendere i sogni era come restare analfabeti, il Talmud dice: “I sogni non interpretati sono lettere non aperte”.
  • Fromm E., Lavoro e società agli albori del Terzo Reich, Milano, Mondadori, 1983. Nel febbraio del 1929, Fromm all’apertura dell’Istituto Psicoanalitico di Francoforte, tenne una conferenza dal titolo “L’applicazione della Psicoanalisi alla Sociologia e alle Scienze delle Religioni”. Fromm cerca di individuare tramite il metodo psicoanalitico, le connessioni fra “apparato spirituale” e sviluppo sociale. Allo scritto sulla conferenza, segue fra il 1929 e il 1931 un’indagine con la collaborazione di Hilde Weiss sulla struttura psichica di operai e impiegati in cui tenta di integrare la teoria psicoanalitica alla concezione marxiana della società. Sul piano teorico l’impostazione di questa inchiesta è stata il modello su cui successivamente si fonda l’inchiesta degli “Studi sull’Autorità e la Famiglia” da cui emerge nelle famiglie operaie, un carattere scisso, fra orientamento politico di sinistra e bisogni piccolo-borghesi e un carattere latente autoritario, la confusa condizione psico-sociale alimenterà la nascita del nazismo.
  • Fromm E., Marx e Freud, Milano, Il Saggiatore, 1968. Fromm sviluppa il suo pensiero confrontando le idee dei due umanisti, nel primo capitolo, intitolato il “campo comune”, dice che i due, possono essere accomunati da tre massime, due dello scrittore latino Terenzio “De omnibus est dubitandum; Nihil humani a me alienum puto” e una cristiana: “La verità ti renderà libero”. Fromm afferma che Marx e Freud, volevano liberare l’uomo dai vincoli delle illusioniper consentirgli un risveglio e agire liberamente. I due sono accomunati dal loro umanesimo, per entrambi, ogni uomo rappresenta l’umanità, il primo era convinto che non c’è nulla di umano che possa essergli estraneo, il secondo espresse il suo umanesimo nel concetto d’inconscio in cui gli uomini condividono gli stessi conflitti interiori. I due teorici prospettano un avvenire in cui l’uomo per raggiungere la “verità che lo renderà libero” deve sbarazzarsi dalle illusioni. Fromm conclude con un capitolo che intitola “Credo” in cui dice che l’alternativa non è fra “capitalismo” e “comunismo” ma fra burocrazia e umanesimo.
  • Fromm E. (1966), Personalità Libertà e Amore, Roma, Newton Saggi, 1980. In questo testo viene affermato che i tratti caratteriali si formano dall’assimilazione del mondo, dalla natura della società, dalla cultura e dal carattere dei genitori, Fromm rifiuta i concetti di fissazione sulle zone erogene primarie. Il carattere che prevale nella società contemporanea è il mercantile che non ha niente di produttivo, l’uomo di oggi, pensa che l’unico sistema sia il profitto. La seconda parte: “La Missione di S. Freud”, è una risposta alla biografia di Jones su Freud che su molte questioni trova carente e piena di omissioni e di parte. Esamina il carattere del fondatore della psicoanalisi attraverso il particolare legame con la madre, con le donne e con l’amore, passando dalla relazione col padre che Freud lo vede un uomo perdente. Ne viene fuori una figura attaccata alla madre, autoritaria e dipendente, che elimina chi diverge dalle sue teorie, trasmettendo un carattere autoritario e dogmatico al movimento psicoanalitico.
  • Fromm E. (1955), Psicoanalisi della società contemporanea, Milano, A. Mondadori, 1995. In quest’opera Fromm cerca di delineare un modello di società sana. Un tema fondamentale di studio è la “patologia della normalità”. La relazione analitica è una relazione sociale, essa, non si svolge in una sala operatoria in cui il paziente è anestetizzato, la persona non è una monade isolata e deculturata. L’individuo si sviluppa all’interno della società che Fromm considera malata perché produce un uomo estraniato dal mondo che egli stesso ha creato. Un individuo alienato è sempre in difficoltà, non riesce a governare né sé stesso né le cose che ha creato. I sistemi burocratici-autoritari neutralizzano la ragione e senza di essa l’uomo perde la speranza e la fede, se l’individuo non può scegliere la sua vita, non può crescere e per forza di cose diventerà distruttivo, un cadavere vivente.
  • Fromm E. (1964), Psicoanalisi dell’amore, Roma, Newton Compton, 1971. Questo libro, per molti aspetti è complementare all’Arte di Amare. Fromm afferma che: “Non nell’uomo, ma nella società, in specie quella contemporanea, è la fonte del “male” e della irrazionalità”. In quest’opera vengono messe in rilievo tre fenomeni che formano l’aspetto più deviato e pericoloso dell’orientamento umano: amore per la morte, narcisismo maligno e fissazione simbiotica. Questi, danno vita alla “sindrome di decadimento”, che spinge gli uomini a distruggere per amore alla distruzione, ad odiare per odiare. All’opposto della “sindrome di decadimento” vi è la “sindrome di crescita”, che consiste nell’amore per la vita (contro la morte), nell’amore per l’uomo (contro il narcisismo), e nella ricerca di indipendenza (contro la fissazione simbiotica). Fromm non si stanca mai d’indagare i meccanismi delle scelte che portano gli uomini verso il bene e la vita, orientamento biofilo e quelli che lo spingono alla distruzione, amore per la morte, orientamento necrofilo.
  • Fromm E. (1950), Psicoanalisi e religione, Milano, Edizione di Comunità, 1981. Fromm afferma che “Non è vero che se non si accettano i dogmi religiosi si deve rinunciare ad occuparsi dell’anima. Dal punto di vista della psicoanalisi non interessa sapere se l’uomo crede in Dio, ma se vive con amore e pensa secondo verità”. Fromm pensa che sia necessario smascherare seriamente le forme di idolatria contemporanea che non sono le divinità del presente e del passato ma la deificazione delle macchine, del potere e del successo, il feticismo degli oggetti. L’idolatria crea una frattura fra pensieri e affetti, una forma di smarrimento simile alla schizofrenia. La psicologia deve mantenere come oggetto principale d’indagine, l’anima dell’uomo e i fenomeni umani di amore, ragione e il senso dei valori della vita.
  • Fromm E., Suzuki D.T., De Martino R. (1960), Psicoanalisi e buddismo zen, Roma, Astrolabio, 1968. Quest’opera è il risultato di un convegno su Buddhismo Zen e Psicoanalisi, tenuto nel1957 a Cuernavaca, patrocinato dal Dipartimento di Psicoanalisi di Medicina dell’Università di Città del Messico. I tre studiosi rilevano che l’uomo spesso non sa per che cosa vivere, disorientato è dominato da passioni inconsce che non controlla. La psicoanalisi umanistica svolge il compito di liberare l’individuo dal dominio dell’irrazionale, ponendo domande: sul senso dell’esistenza. Vivere non vuol dire, dare per scontato che una volta si è nati, vivere è rinascere in ogni istante (ecco l’importanza del qui ed ora in psicoanalisi), vivere adesso, sottraendo razionalizzazioni, porta alla presa di coscienza e al superamento dell’egocentrismo ponendo l’individuo in armonia con sé stesso. Il Koan è un rompicapo da risolvere che svolge la funzione di sgombrare la mente dagli intellettualismi per raggiungere uno stato di illuminazione. Presa di coscienza e illuminazione sono stati esistenziali che pongono l’individuo a stadi superiori della conoscenza di Sé.
  • Fromm E. (1989), Scritti su Freud, Milano, Mondadori, 1991. Questa è una raccolta di scritti curata dal Dott. R. Funk, la raccolta di testi presentata in questa antologia sono stati scritti in un arco di tempo di quasi cinquant’anni, dal 1931 al 1979. Essa contiene un saggio del 1935: “Condizionamento Sociale della Terapia Psicoanalitica”, in cui Fromm afferma che Freud, nella sua sopravvalutazione della teoria sessuale cerca di compensare la sua personale ostilità verso la sessualità. Fromm in questo periodo, viveva già a New York e nel 1934, il suo nome è stato cancellato dalla lista dei membri della società tedesca bollato come marxista, il divieto definitivo dell’IPA, di qualificarsi come suo membro arriva all’inizio degli anni Cinquanta. Nello scritto: “La Re-rvisione della Teoria Psicoanalitica”, Fromm afferma che: “La questione essenziale, non è la rinuncia all’istintualità che la società richiede all’individuo, bensì sapere di quale tipo sono i modelli relazionali sociali nei quali la persona vive in quanto essere sociale, cioè sapere se essi rendono possibile la ragione, l’amore, la giustizia e la crescita psichica, oppure favoriscono l’irrazionalità, la distruttività, la diffidenza e la deformazione psichica.
  • Fromm E. (1968), Rivoluzione della speranza (La), Milano, Etas Libri, 1978. Fromm afferma che: “la speranza attiva è un atteggiamento essenziale in ogni tentativo che miri a realizzare un cambiamento sociale verso una maggiore vitalità, consapevolezza e ragione”. Alla speranza attiva, ne contrappone una passiva, questa, non prevede che accada nulla nel presente, ma che ciò che deve o può accadere, avvenga dopo, domani, il prossimo anno, fino a posporla in una prossima vita o in un prossimo mondo. La speranza passiva è l’alienazione dal presente che crea un atteggiamento idolatrico del tempo che deve arrivare. La speranza attiva è un elemento psichico vitale che accompagna lo sviluppo, essa deve essere sorretta dalla fede della trasformazione nel presente, in stato di gestazione, la fede è la certezza che si possa mutare. La fede può essere razionale o irrazionale, la prima, è frutto dell’attività interiore emotiva e riflessiva, la seconda è la sottomissione a qualcosa che si ritiene vera.