Per la Rubrica ORIZZONTI: Anassagora nei caffè, nei salotti viennesi. Temi umanistici a cura di Giuseppe Battaglia. Presentazione di libri e articoli psicoanalitici – letterari, per una ricerca costante, un aggiornamento permanente, ad orientamento interpersonale – relazionale.

A chi si ispira e a che cosa si ispira  l’Istituto psicoanalitico Erich Fromm di Bologna.

Questo scritto nasce dalla lettura, “L’Età dell’Inconscio, Arte, Mente e Cervello dalla grande Vienna ai nostri giorni”, di Eric R. Kandel, edito da Raffaello Cortina, prima edizione 2012. Kandel nasce a Vienna da famiglia ebrea nel 1929, ha conosciuto l’orrore delle persecuzioni raziali, i suoi genitori nel 1939 emigrarono negli Stati Uniti. Il neurobiologo, mette i suoi grandi germogli a Vienna dove vive fino all’età di dieci anni. Questo testo mi sembra una grande dimostrazione d’affetto per la città delle sue radici. Kandel ha insegnato alla Columbia University di New York, si è avventurato tra i misteri del cervello studiando nei laboratori il sistema nervoso della lumaca di mare Aplysia. Fu premio Nobel per la Medicina nel 2000 per le ricerche sulla conservazione della memoria nei neuroni. Kandel diceva che la memoria ci permette di conservare la conoscenza, che l’apprendimento ci permette di accrescere la conoscenza. Siamo ciò che siamo in virtù di ciò che abbiamo imparato e che ricordiamo, ma anche di ciò che non sappiamo. La memoria diceva è simile ad un centro storico di un’antica città dove convivono strati profondi e recenti proiettati nel futuro. Sul titolo trovate scritto curiosamente Anassagora nei caffè, nei salotti viennesi e non “L’Età dell’Inconscio” da cui parte l’idea di questa presentazione. L’inconscio emergerà lungo il percorso a partire da due grosse radici. Cosa c’entra Anassagora, V sec. a. C., con Vienna della metà del milleottocento? Anassagora, non solo c’entra, come vedremo più avanti, ma è un grande protagonista perché continua a dire nei caffè, nei salotti, forse il primo nella cultura dell’occidente, che: “ I fenomeni sono l’espressione visibile di ciò che è nascosto “. Sembra un concetto buttato li per caso nel V sec. a. C, ma se riflettete, vi accorgerete che proprio su questo concetto s’impernia la più grossa radice della medicina e della psicoanalisi che teorizza l’inconscio. Anassagora già frequentatore del salotto di Pericle, impegnato nel rinnovamento culturale di Atene, contribuisce allo sviluppo della fisica dicendo che esistono, sparse in tutto l’universo, sostanze semplici, in continuo movimento, piccolissime particelle che si raggruppano e si separano dando origine alle cose e agli esseri. Mi piace dire ancora qualcosa sul filosofo salottiero dando la parola a Diogene Laerzio che evidenzia il disinteresse per la ricchezza e l’indifferenza verso una patria specifica descrive l’atomista un uomo libero. Quando Anassagora vide ad Alicarnasso l’imponente sepolcro di Mausolo, disse: «un sepolcro sfarzoso è l’immagine della ricchezza pietrificata», a chi si lamentava di morire in terra straniera diceva: «qualsiasi luogo è uguale per la discesa nell’Ade», che meraviglia, che lampi illuminanti. Per aver sostenuto, che io sappia per primo, che il Sole è una massa incandescente e la Luna un globo roccioso, anziché divinità, vide le pene dell’inferno, fu accusato di empietà da un certo Cleone. Voglio continuare per un po’  a parlare del fulminante saggio che visse trent’anni ad Atene dove diceva che nulla nasce e nulla perisce. Pensate a cosa vi fa venire in mente quest’altra geniale intuizione. Continua dicendo che nascita e morte sono solo termini utilizzati dagli esseri umani per identificare mescolanza e disgregazione delle parti dell’Essere.  Anassagora chiama  queste parti semi originari e sono di numero infinito, identici tra loro in ogni particolare sostanza, ed infinitamente divisibili. Aristotele le chiamerà omeomerie, altri tempo dopo, le chiameranno, particelle, cellule, elettroni, neutroni, ecc.. Questi semi hanno gli stessi caratteri del tutto che costituisce le cose in un insieme e “tutte le cose sono in ogni cosa”. L’unione dei semi dà origine alla materia che si differenzia in base alla diversa qualità e quantità di semi presenti in essa. Ipotizza una forza che li muove, li ordina e imprime loro l’energia necessaria alla trasformazione, questa è un’intelligenza divina,  che organizza secondo un disegno razionale. Newton dopo qualche millennio s’impegnerà a scoprire il disegno di Dio che muove i pianeti e li tiene al posto assegnato, stiamo parlando della teoria gravitazionale, discendente dal Nous del salottiero greco che prevede un governatore dei semi, un intelletto che non appartiene alla materia. Questo può bastare per ritenere presente Anassagora e tenere banco nei caffè e nel salotto di Berta Zuckerkandl (1864/1945). Chi era questa Berta Z.? Era moglie del cattedratico anatomista all’università di Vienna Emil Zuckerkandl, figlia di Moritz Szeps, editore del giornale liberale Neues Wiener Tagblatt, consigliere del principe Rodolfo, ereditario alla corona, morto suicida per depressione nel 1889, data dalla fredda educazione dei rigidi rituali della corte di cui il principe se ne fregava, era un’artista. Berta era scrittrice di talento, critica d’arte per il Wienner Allgemeine Zeitung, cofondatrice del festival musicale di Salisburgo. Il più importante salotto di Vienna era a casa sua, conosceva chiunque contasse a Vienna, diceva: ”sul mio divano l’Austria si anima”. Frequentatori del salotto oltre a medici, chirurghi e biologi di primo piano, erano presenti: J. Breuer prestigioso medico di malattie nervose, l’inventore della psicoanalisi S. Freud, il musicista Johann Strauss figlio, lo scrittore Arthur Schnitzler, il regista teatrale Max Reinhardt, il compositore Gustav Mahler, Gustav Klimt, Carl von Rokitansky (1804/1878), direttore dal 1844 della scuola di medicina, poi rettore dell’Università, introdusse il modernismo in biologia. Su ogni paziente deceduto faceva eseguire un’autopsia che lui stesso seguiva, queste fornirono un immenso bagaglio di conoscenze sulle malattie di organi e tessuti, che appropriatamente studiati permisero di arrivare ad una diagnosi più accurata. Entra prepotentemente nei caffè e nei salotti viennesi un rivoluzionario della medicina, il forlivese Giovanni Battista Morgagni di cui Rokitansky si riteneva suo erede intellettuale. Ma chi è questo forlivese nato nel 1682 che studiò latino, matematica, archeologia, astronomia che diceva: “ i sintomi sono i lamenti degli organi che stanno soffrendo”, qui troviamo un concetto fondante anche per la psicoanalisi. Nel 1698, all’età di sedici anni Morgagni si iscrisse all’Università di Bologna per studiare medicina, anatomia. Rokitansky considerava Morgagni allievo di Malpighi, “pietra angolare di tutto l’edificio medico”. Col forlivese tramonta l’umoralismo, che aveva dominato in patologia dai tempi di Ippocrate e Galeno. Con lui inizia la medicina moderna, caratterizzata dal successo del metodo fondato sull’osservazione e l’esperimento. Morgagni ebbe fama mondiale, era chiamato “Sua Maestà anatomica”.  Nel 1711  ricoprì la seconda Cattedra di medicina teorica dell’Università di Padova,   affermava che non si può decidere della natura di una malattia senza la corrispondente sezione del cadavere, sottolineando come la visione del medico non potesse prescindere dagli studi anatomici. Per Freud, sezionamento del cadavere, ha potuto risuonare come sezionamento della psiche a cui ha dato degli organi e assegnato delle funzioni, stiamo parlando di zone erogene, di Es, Io, Super’Io. Morgagni ricevette grandi onorificenze: fu fatto socio del Reale Istituto di Londra, dell’Accademia delle Scienze di Parigi, dell’Imperiale accademia di Pietroburgo, dell’Accademia Reale di Berlino. Morì a Padova il 5 dicembre 1771 dove è sepolto. Nei caffè universitari viennesi e nei prestigiosi salotti dove uomini lungimiranti raccolsero la grande cultura del passato, nasce il modernismo nell’arte, nella letteratura, in medicina e il grande direttore d’orchestra è Rokitansky e i suoi collaboratori, Zuckerkandl e Skoda. A partire dal 1848 il patologo viennese inizia a pubblicare il suo lavoro principale, il Manuale di anatomia patologica dove riprende l’idea morgagniana che per curare bisogna conoscere l’origine e il decorso della malattia, da cui Freud fa scaturire l’indagine psicoanalitica della patologia della psiche quando parla di scavo archeologico. L’idea dominante è che: ogni malattia ha una sua storia occulta e progredisce dalla sua insorgenza al suo esito finale attraverso una serie di passaggi, che nella teoria freudiana sono chiamati stadi. Il passo successivo, diventa: ” per scoprire la verità, si deve guardare al di sotto della superficie delle cose “, in questo concetto si trova la presenza congiunta nel salotto di Berta, di Anassagora e Morgagni che distribuiscono le loro carte. Vienna in questo periodo vive un grande fermento in tutte le arti, mentre a Londra, Berlino, Parigi, New York,  regnavano le corporazioni, gli intellettuali come sacristi, vivevano in ambiti separati, all’interno delle rispettive protezionistiche comunità segrete. L’elemento caratterizzante per lo sviluppo del modernismo e l’affermazione dell’espressionismo non era la chiesa, la società segreta, come abbiamo detto sono i caffè in particolare quelli universitari che si trovano fra l’ospedale e le facoltà universitarie e i salotti, il più prestigioso quello di Berta, moglie dell’anatomista E. Zuckerkandl. La vera protagonista di questa rivoluzione culturale è l’area che si respira, la conoscenza comunicante fuori dalle congreghe, la cultura che si mischia dove l’altro non è un nemico, ma un portatore sano di conoscenza con cui crescere insieme da integrare nella propria mappa, una visione eclettica positiva che confluisce nell’imperfetto specialismo. L’eclettico sceglie fra più cose in qualsiasi campo e fonde conoscenze diverse, l’ artista è colui che riesce a ricevere da svariate fonti le sue intuizioni dimostrando capacità di sintesi. Lo scambio di culture artistiche – scientifiche era lo spirto che animava il salotto di Berta, il lavoro in biologia del marito l’affascinava, conosceva ciò che sosteneva Rokitansky nel suo circolo di medicina, il marito introdusse Klimt alla biologia, al pensiero di Darwin e di Rokitansky. Mi fermo sperando di avere espresso dignitosamente una posizione che mi appartiene, di avere espresso un orientamento di energie intellettive non esaurite nel salotto viennese di Berta. Nei prossimi mesi ci sarà un seguito, sperando  di aver destato curiosità, al bel libro di Kandel, parlerò di Zuckerkandl, della relazione con Klimt e della presenza degli spermatozoi sulle tele del grande artista viennese.

Giuseppe Battaglia